La narrazione di sé è molto utile ai fini della conoscenza di se stessi, non è soltanto prerogativa della scrittura autobiografica, ma è una pratica assolta anche da diversi oggetti: i manufatti, le cose contenute in quella grande fonte autobiografica che è la nostra casa, le fotografie, gli oggetti artigianali, ma anche le nostre azioni, le parole e i messaggi che vogliamo dare agli altri, il nostro pensiero, le intenzioni e le volontà.
Le cose dunque parlano di noi, gli oggetti, le cose che noi creiamo, le azioni cui diamo vita e che intenzionalmente volgiamo all’altro e al mondo, raccontano a noi e agli altri quello che siamo.
Anche le opere d’arte parlano di noi.

L’oggetto d’arte è mediazione tra l’interiorità che l’autore definisce l’invisibile, e la visibilità fruibile e percepibile dall’esterno. L’arte sarebbe perciò, una modalità privilegiata per parlare alle menti e al corpo delle persone, sensibilizzandole su determinati temi, allo scopo di stimolare riflessioni, assaporando un modo di fare esperienza del mondo.
Ognuno di noi, come l’artista o l’artigiano, può essere la persona che crea, infatti noi con le nostre azioni produciamo sempre un cambiamento. Intenzionalmente o meno, dunque, raccontiamo di noi anche attraverso queste “cose” lasciando agli altri un pezzetto di quello che siamo.
Fare arte è uno strumento che può rivelarci qualcosa di noi e per questo non serve avere competenze artistiche: basta la voglia di lasciarsi andare a un linguaggio nuovo e nello stesso tempo antico, che è da sempre dentro di noi.
Questo articolo è frutto della mia prima tesi, in scienze dell’educazione sul tema dell’autobiografia e della narrazione di sé www.traccedise.com
Ancora oggi ritengo che sia un tema attuale e soprattutto utile a chi si occupa di relazione.
Viviana